Green pass in Europa, la situazione nei vari Paesi, a macchia di leopardo

 

Una delle condizioni poste anche in Europa per l’attuazione del Next Generation Europa è il raggiungimento degli obiettivi proposti da ciascuno Stato nel piano apposito, approvato dalla Commissione. Uno degli strumenti per favorire il rilancio dell’economia e le aperture, cercando di frenare i contagi, è stata l’introduzione del green pass europeo, seguita da quelli nazionali. Non tutti gli Stati però hanno seguito completamente le indicazioni europee. Ecco un quadro della situazione, che è in continua evoluzione. Prendiamo in considerazione anche il Regno Unito che, pur uscito dalla Ue dopo la Brexit, resta però un partner importante per i Paesi d’Europa. Alcuni Stati hanno già bloccato il certificato verde. Tra loro, Regno Unito (che non fa parte dell’Ue) e Danimarca. Pure la Spagna ha bocciato il provvedimento. Ecco come funziona nelle principali nazioni.

Il Regno Unito

Londra ha accantonato per il momento l’idea di un passaporto vaccinale obbligatorio. Il premier conservatore Boris Johnson è però cauto: «Non è intelligente», ha detto, escluderlo del tutto. In futuro potrebbe essere disposto, come extrema ratio<, per il personale sanitario e per regolare l’accesso agli spazi pubblici al chiuso. L’uso vincolante del “Covid pass” è stato sperimentato in estate solo per locali notturni, concerti ed eventi sportivi e, oggi, diversi sono gli esercizi che continuano a chiederlo. Ma su base volontaria. Pimlico Plumbers è tra le poche società private che hanno adottato la politica “niente vaccino, niente lavoro”. Nel Paese che dieci anni fa ha abolito la carta d’identità per ridurre il controllo dello Stato sui cittadini, la soluzione non piace né a destra né a sinistra.

Spagna

In Spagna il Green pass non è obbligatorio per accedere né al lavoro, né in palestra, a scuola, sui trasporti o nei bar e ristoranti. Neanche per il personale socio-sanitario delle Rsa, nonostante la federazione delle Imprese di dipendenza ne reclami a gran voce l’obbligo. In mancanza del certificato, professori o sanitari devono esibire 2 o 3 test antigenici negativi la settimana, a seconda delle regioni. Esenti gli utenti di palestre e centri sportivi in tutto il Paese, dopo la sentenza del Tribunale Supremo sul libero accesso a tutti. Fa giurisprudenza anche per le Baleari, dove il governo locale aveva introdotto l’obbligo di pass per i grandi eventi. In controtendenza, però, la stessa Corte lo ha avallato martedì per l’accesso alle discoteche in Galizia. Ad agosto aveva invece bocciato quello richiesto in Andalusia per la ristorazione.

Belgio

Anche in Belgio (dove i vaccinati con 2 dosi sono il 71%) non c’è obbligo del Green pass: anzi, non è richiesto da nessuna parte, nemmeno nei trasporti. Esiste soltanto l’obbligo della mascherina nei ristoranti, nei negozi e per chi lavora nel settore dell’accoglienza. L’unica cosa che gli somiglia è il “Covid safe ticket” (con cui si dimostra di essere vaccinati ovvero guariti ovvero testati con esito negativo, con test molecolari) unicamente per gli eventi con oltre 1.500 persone. Chi viaggia verso il Belgio deve però presentare il Green pass con la doppia dose (o dose unica in caso di J&J) fatta almeno due settimane prima o un tampone negativo o un certificato di avvenuta guarigione dal Covid negli ultimi 180 giorni. Tuttavia, nei prossimi giorni il governo potrebbe fare una nuova valutazione sul tema.

Danimarca

A Copenhagen – dove un Green pass nazionale era entrato in vigore mesi prima rispetto agli altri stati – la “linea dura” dell’obbligo per ogni attività al chiuso ha pagato, insieme al 74% di tasso di vaccinati con 2 dosi (con la differenza, rispetto all’Italia, di un’alta percentuale anche fra i 50enni): dal 10 settembre sono state tolte quasi tutte le restrizioni. Già dal 14 agosto non serviva più la mascherina sui mezzi pubblici.
Anche la Svezia ha annunciato l’abolizione di gran parte delle misure entro il 29 settembre. In Svizzera, invece, il 13 settembre è scattata l’estensione dai 16 anni dell’obbligo del Green pass: è indispensabile nei luoghi chiusi (bar e ristoranti, compresi quelli degli alberghi), strutture sportive e per il tempo libero (teatri, cinema, sale da gioco, piscine, musei e zoo). E ancora concerti, eventi sportivi e matrimoni al di fuori di locali privati. Un datore di lavoro può esigere dai lavoratori il pass, nel quadro del proprio obbligo di tutela. Università o scuole professionali decidono autonomamente.

Germania

Dal 23 agosto su tutto il territorio della Repubblica federale vige la regola delle “3 G”: Geimpft, Getestet, Genesen, ossia vaccinato, testato o guarito. Soltanto esibendo la certificazione che attesta uno di questi tre stati, è possibile restare all’interno di locali pubblici o privati, incluse le discoteche. Nessun obbligo per mezzi pubblici, treni, aerei (e luoghi di lavoro). Inoltre i tamponi, finora gratuiti, non lo saranno più dall’11 ottobre. In alcune città (Amburgo) e Länder è stata introdotta in alcuni luoghi pubblici la regola, più restrittiva, delle 2G: si entra solo se vaccinati o guariti dal Covid. L’obbligo di vaccinazione è in vigore solo nel settore sanitario per medici, infermieri e personale ospedaliero. La Stiko, la commissione governativa per i vaccini, lo raccomanda anche per i giovani tra i 12 ed i 17 anni.

Francia

In Francia (63,2% di vaccinati con 2 dosi), il Green pass è richiesto nei luoghi ed eventi a forte affluenza, come cinema, ristoranti, grandi centri commerciali, musei, biblioteche, impianti sportivi, festival, fiere, trasporti a lungo raggio. Sul piano professionale, dal 30 agosto, è obbligatorio esclusivamente per i dipendenti che lavorano in questi settori. Da ieri, pure per il personale sanitario e parasanitario, con sospensione del contratto di lavoro per i trasgressori. Sono previste multe fino a 9mila euro per i gestori di locali che non praticano controlli. Al contempo, gli insegnanti restano esentati: una specificità francese criticata dagli esperti, i quali denunciano una scelta non scientifica, ma “politica”. Le proteste proseguono in molte città, con 121mila partecipanti alla 9ª giornata di mobilitazione, sabato scorso

Grecia

Dopo l’estate, dal 13 settembre il Green pass in Grecia (56,6% i vaccinati con 2 dosi) è obbligatorio per attività e locali come bar e ristoranti; non basta il tampone negativo. Fra i ristoranti esiste la categoria di quelli che ammettono solo persone con certificato di vaccinazione e di quelli che garantiscono che tutti i propri dipendenti siano stati vaccinati. L’obbligo vale anche sui treni a lunga percorrenza e nei teatri. In ambito lavorativo, che si tratti di pubblico o privato, chi non è vaccinato è obbligato a un doppio tampone settimanale, da fare a proprie spese. Test obbligatori specifici sono previsti, a seconda dei casi, negli uffici, nelle scuole e nelle università. Lo stesso vale per i settori turismo, ristorazione e spettacolo. Il vero e proprio obbligo vaccinale, invece, è in vigore da settembre per il solo personale delle Rsa e per gli operatori sanitari.

Italia

L’Italia risulta uno dei paesi che ha introdotto le regole più rigide. Dopo aver esteso l’obbligo di green pass a chi entra negli istituti scolastici e ai lavoratori delle RSA, ora è la volta di tutti gli altri lavoratori, sia del settore pubblico sia del privato, come previsto dal Decreto Legge 21 settembre 2021 n.127. L’obbligo per i lavoratori scatta da metà ottobre e, sulla falsariga di quanto previsto nei settori dove già è in vigore, la sanzione per chi ne è sprovvisto sono la sospensione dal lavoro e dallo stipendio. I lavoratori senza green pass saranno considerati, sin dal primo giorno, assenti ingiustificati, ma conserveranno il posto di lavoro e non avranno conseguenze disciplinari. I datori di lavoro devono organizzare ed effettuare le verifiche: in caso di trasgressione, multe sia per il datore sia per il lavoratore. L’obbligo del green pass scatta anche per i lavoratori autonomi, con modalità che sono state chiarite dal Governo tramite le faq.

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