Mes: la Germania l’approva. L’Italia ancora no

La Corte Costituzionale tedesca ha bocciato una serie di ricorsi presentati in Germania sulla possibile incompatibilità della riforma del Meccanismo Europeo di Stabilità (Mes) con l’ordinamento interno di Berlino.

Via libera, dunque, all’adesione del governo di Olaf Scholz alla discussa riforma del “fondo salva-Stati” negoziata nel 2020 e conclusa a gennaio 2021. Quando il governo formato da Spd, Liberali e Verdi avrà concluso l’iter di ratifica, tra i diciannove Paesi dell’Eurozona solo l’Italia non avrà messo in campo una ratifica parlamentare.

Durante l’esecutivo di Mario Draghi l”asse gialloverde Lega-Movimento Cinque Stelle frenò di fatto la promozione di un disegno di legge di ratifica del Mes, e anche FdI, allora all’opposizione, si dichiarò fermamente contraria.

Il ministro dell’Economia e delle Finanze Giancarlo Giorgetti ha aperto alla ratifica della riforma il 7 novembre scorso durante l’audizione sulla Nota di aggiornamento al Def davanti alle Commissioni riunite di Camera e Senato: “Non mi risulta che il governo Draghi abbia approvato in Consiglio dei ministri la ratifica del Mes”, ha detto Giorgetti, aggiungendo in maniera significativa che durante l’era Draghi, in cui era ministro dello Sviluppo Economico, “La decisione era di attendere la Corte costituzionale tedesca” avendo la ratifica come target finale.

In una fase in cui anche la Presidente della Commissione Ursula von der Leyen parla di “flessibilità” sul debito pubblico e in cui l’Europa vede i bilanci stracolmi delle passività create dalla pandemia è ora di pensare all’idea di fare del Mes la base per la tanto discussa Agenzia Europea del Debito capace di espandere le prospettive del Recovery Fund ed emettere asset pregiati. Secondo una recente proposta Secondo il Mes “si impegnerebbe ad emettere titoli europei a basso rischio e basso rendimento per attuare, grazie ad essi, uno scambio con la Bce e smaltire i titoli pandemici emessi dagli Stati prima di Next Generation Eu”.

Su questo fronte l’Italia sarebbe chiamata a decidere, e anche FdI e Lega, partiti adesso fondamentali per il governo, uscirebbero dall’imbarazzo di dover approvare una regolamentazione che in passato avevano combattuto aspramente.

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